Serie A 2019/20 – TOP & FLOP 18° giornata

TOP

Cristiano Ronaldo, e la sua prima tripletta in Serie A. Il portoghese abbandona le bizze dell’ultimo periodo, le rivendicazioni insensate, e la poca costanza di rendimento, per fare quello che sa fare, cioè giocare a pallone e segnare: una cosa che, quando se lo ricorda, la sa fare in uno dei migliori dei modi al mondo. La Juventus, dopo un primo tempo tentennato, dilaga nella ripresa, e annulla il Cagliari di Maran. È una squadra che si aggrappa ancora, e molto, ai singoli, e non ad una collettività di squadra: solisti eccelsi, orchestra ancora incerta, per usare termini sacchiani. Ma la testa della classifica è confermata, con il solito perentorio potere assoluto.

L’Inter, che a Napoli non vinceva dal 1200 avanti Cristo. Ma non aveva Antonio Conte come allenatore. E Antonio Conte è Antonio Conte; se poi dall’altra parte hai in panchina un Gattuso, che vorrebbe essere un Antonio Conte, ma non lo è, allora puoi anche vincere a Napoli, e farlo anche con autorevolezza e sicurezza. Tra le tre di testa, i nerazzurri avevano l’impegno sulla carta più ostico e complicato; Conte, però, prepara la gara in una maniera impeccabile, Lukaku lo aiuta a disbrogliare in pochi istanti la matassa, e il Napoli, ancora in pieno clima natalizio, fa piovere regali. Ma i regali vanno saputi scartare, e anche questo non è scontato. L’Inter c’è, la Lazio, trascinata da Immobile, anche; la Juventus c’è sempre. Forse, alle prime luci dell’alba 2020, abbiamo anche un campionato.

Sandro Tonali. Classe 2000, playmaker del Brescia, e un talento cristallino. Contro la Lazio il giovanissimo talento italiano, spesso paragonato ad Andrea Pirlo, non solo per ruolo e modalità di gioco, ma anche per portamento, sforna una delle migliori prestazioni della sua carriera. Padronanza del gesto tecnico, sicurezza e precisione nei lanci (e negli assist),  gestione della palla tra i piedi, con incanto e concretezza. Diciamolo banalmente: questo ragazzo è forte.

FLOP

Il Napoli di Gattuso. Perché se l’Inter è da lodare, vuol dire che dall’altra parte c’è stata una squadra che non ha propriamente fatto il suo dovere. Gattuso resta Gattuso, ancora, e dispiace: un allenatore senza un’idea di gioco, che trasmette alle proprie squadre tanta volontà e spirito combattivo, ma che non si incarnano mai ad un senso tattico e tecnico più generale ed efficace. Restano qualità a sestanti. Portando in dote tanto fumo, e niente arrosto; o il motto che sembrava caratterizzare anche il percorso dell’allenatore al Milan, del “vorrei, ma non posso”, oppure “voglio, ma non riesco”. La sensazione, netta e sensibile, è che con Ancelotti in panchina il Napoli questa gara non l’avrebbe persa.

Il Cagliari di Maran. I fumi suadenti della Champions e del bel gioco hanno fatto perdere la testa a Maran e a tutta la sua squadra, che già in altre occasioni aveva mostrato segni di debolezza evidenti (soprattutto in fase difensiva) che grazie al carisma e alla classe di alcuni giocatori erano stati mascherati con risultati buoni. Ma se poi non capisci la lezione, e non lavori su quelle incrinature, queste continuano ad aprirsi e infine a manifestarsi in modo palese. Contro la Juventus, dopo un buon primo tempo, è avvenuto proprio questo. Il Cagliari corre il rischio di rivelarsi un’illusione.

Suso. Scrive bene un tifoso milanista su Twitter: “Io ho una domanda per Pioli Stefano, sedicente allenatore dell’AC Milan. Ma se da quindici (di più in realtà) partite a questa parte Jesus Suso fa schifo, è deleterio, è svagato, è un buco nero dove muoiono tutte le azioni, per quale assurdo motivo NON VIENE MAI SOSTITUITO?”(@dan_maze) Ma, si potrebbe dire anche di più: per quale assurdo motivo non viene mai messo in panchina? Io di fronte agli allenatori del Milan mi dimentico chi sia e cosa faccia veramente un allenatore, cioè qual è il suo compito; di fronte a Stefano Pioli mi è più chiara e comprensibile la mansione e la finalità del moderatore dell’assemblee di condominio. Per dire.

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