CONSIDERAZIONI SERIE E SIMPATICHE, MA SOPRATTUTTO SINTETICHE – Serie A 2023/24

Guardiamo la classifica dopo 8 giornate e commentiamo velocemente l’andamento di ogni squadra.

In testa c’è il Milan, con 7 vittorie su 8 partite giocate. Ha steccato solo il derby, ma ormai la sconfitta in quella circostanza è diventato un habitué per Stefano Pioli (che non guarda mai l’Inter, cit., così per preparare al meglio la gara lavora di pura immaginazione: visionario!) and friends a cui vanno in tilt cervello e gambe ogni volta che incrociano gli uomini di Inzaghi, prendendo imbarcate clamorose sotto ogni punto di vista. Per il resto è un Milan che ha cambiato molto nei titolari, ma che sembra non aver perso quella coesione e quello spirito di squadra che ne hanno contraddistinto il cammino importante e di successo delle ultime due stagioni.

Segue l’Inter che dalla finale di Champions della scorsa stagione ha ottenuto consapevolezza e autostima: la squadra di Inzaghi è forte e lo sa, lo dimostra giocando bene e creando tanto. A volte non raccoglie quanto semina non perché si dimentichi di quanto sia forte, ma semplicemente del fatto che dall’altra parte del campo ci sono squadre, con alcuni giocatori e allenatori in particolare, che a pallone ci sanno giocare e possono fare belle partite, fare qualche gol e farti qualche sgambetto: è capitato con il Sassuolo di un super Berardi e contro il solito Bologna dell’illuminato Thiago Motta.

La Juventus prima dell’inizio del campionato è stata considerata la favorita per molti degli addetti ai lavori (tranne che per Adani, si intende) e non, perché “senza coppe”: poi la vedi giocare il sabato o la domenica e sembra che abbia giocato una partita di Champions il martedì più una di Europa League e una di Conference in contemporanea il giovedì, per quanto approcci le partite di campionato in modo compassato, statico e stanco. Dalle parti di mister Allegri il risultato viene prima di tutto, da anni ormai, e i pochi sprazzi di bel gioco, visti nelle prime uscite, contro la Lazio in particolare, sono stati subito riposti in magazzino. Non sia mai di far divertire un po’ lo spettatore. Per quello c’è il circo, altra cit. Fossi un tifoso della Juventus sarei solo contento di vederla giocare una volta alla settimana!

Come vola la Fiorentina! Italiano tutto attacco e difesa all’arrembaggio, fa divertire e per ora anche gasare il popolo viola. Stessi punti della Juve, a meno 4 dal Milan capolista. Il solito gioco di manovra verticale e veloce, ribaltamenti, qualità e quel cinismo che spesso è mancato in passato. Per ora tutto funziona bene. Il diktat è mantenimento.

A Rudi Garcia era richiesto di fare, né più né meno, quanto fatto da Allegri alla Juventus quando la ereditò da Antonio Conte: adattarsi a tutto il buono creato, e oliare bene e ripetutamente quei meccanismi autonomi per via che non si inceppino, magari aggiungendo piccoli accorgimenti migliorativi, con intelligenza, dove ci fossero state alcune mancanze. Ma i grandi allenatori, quelli bravi insomma, li vedi anche da qui: Allegri fece un capolavoro, portando quel surplus europeo che permise alla Juventus di raggiungere due finali di Champions in 3 anni. Garcia invece si è dimenticato l’olio in Arabia e ora gli ingranaggi del Napoli sono frenati. Se non corre ai ripari, tra un po’ va finire che si romperanno. A questo punto è meglio che faccia di testa sua: che tiri fuori il violino e si inventi una melodia tutta sua!

Un’Atalanta bella frizzante in Europa, più incostante in campionato dove alterna buone prestazioni, quelle da dea ammirabile ed efficace, ad altre più opache. Non c’è un rendimento costante, non solo in termini di risultato, ma di gioco. A volte è parsa lanciata, a volte compassata e bloccata. Funziona la cura Gasperini per De Ketelaere, che è tornato al gol: a volte sbaglia la porta, ma su questo ci si può lavorare.  

Monza e Bologna, allora, ne parlo insieme, perché sono le due realtà più belle e sorprendenti del nostro campionato, con due allenatori di talento: Thiago Motta è tra i migliori del nostro campionato e, più prima che poi, meriterebbe una chance importante in una big. Il suo Bologna gioca bene con la palla e senza, ha perso una sola partita, è solido e tatticamente sempre messo bene in campo: gli manca l’Arnautovic di turno, l’attaccante che riesca a portare in dote qualche gol in più, altrimenti staremmo parlando di una classifica molto più consistente e vistosa.
Palladino propone un gioco votato all’attacco, ai movimenti senza palla e con un ampio raggio d’azione, che denota un gusto sopraffino per il calcio inteso nel suo senso più puro e originario. Potranno ancora stupire. Me lo auguro.

Si può parlare con il medesimo entusiasmo del Frosinone del redivivo Di Francesco, l’allievo di Zeman che in passato ha esaltato con il suo gioco arrembante le piazze di Sassuolo e Roma. Soulé è il giocatore che spicca, ma intorno a lui si muovono altrettanti calciatori con piedi educati: compongono un’orchestra ben diretta dal suo maestro, che, prima di tutto, si diverte a suonare insieme, e che spesso, di conseguenza, suona melodie che sono un vero piacere.

Il Lecce è partito forte, poi si è un po’ incagliato, ma la sensazione è che contro le squadre di media e bassa classifica potrà sempre dire la sua con una certa consapevolezza e autorevolezza.

Della Roma ne parliamo solo ora perché di fatto si trova al decimo posto in classifica, a 10 punti dal Milan. Mourinho, dopo aver accampato scuse su scuse, e aver ribadito allo sfinimento di aver vinto il terzo trofeo europeo per importanza dove la Roma era, per forza di cose, favorita, si è infine ricordato di far giocare un minimo a pallone i suoi giocatori di talento, perché pare proprio che lo sappiano fare, e anche bene. Così ha raccolto 6 punti nelle ultime due partite, segnando molto e convincendo, soprattutto nell’approccio alla gara e nella determinazione.

Del Sassuolo ricordiamo le due vittorie contro Juventus e Inter in sequenza. Vittorie belle e prepotenti, che testimoniano come la squadra di Dionisi sappia esaltarsi quando l’impresa si fa più ardua. Nella normalità, invece, la straordinarietà latita, se non fosse per qualche giocata di un Berardi on fire, ma che il sottoscritto soffre terribilmente perché ad ogni giocata geniale gli torna in mente quel gol clamoroso mangiato contro la Macedonia Del Nord.

La Lazio è fragile e non dà sicurezze. Non è sarriana, se non a lampi. È incostante durante la gara, e quindi nei risultati. La sensazione è che farà sempre una fatica tremenda, non tanto a segnare, ma a non subire gol. Così dovrà continuamente arrancare, nelle partite e in classifica. Poi, certo, se giocasse solo dal 90esimo in poi, non avrebbe nulla da invidiare al Manchester City, al Bayern Monaco e al Real Madrid.

È il peggior Torino di Juric quello visto in questo inizio di campionato. Senza arte né parte. Senza quel gioco duro e testardo che contraddistingue il credo calcistico del suo tecnico, senza una qualità che ci si aspetterebbe, ma soprattutto senza voglia. Sembra quasi accontentarsi, sapendo che il minimo indispensabile riuscirà ad ottenerlo più per demeriti altrui che per meriti propri.

Gilardino ha confezionato un bel Genoa, dinamico, veloce, coraggioso e ostinato. Ha raccolto meno di quanto si meritasse. Ma la bella vittoria sulla Roma rimane impressa negli occhi e nella mente dei tifosi. Si può salvare con tranquillità se continua a correre così, a testa alta senza paura.

Verona e Udinese impalpabili.

Empoli, Salernitana e Cagliari, sono le ultime tre e sembrano destinate ad esserlo a lungo, se non in modo definitivo a fine stagione. Delle tre quella messa peggio, per quanto mostrato fino ad oggi, è il Cagliari, una squadra che non sembra proprio attrezzata per reggere il livello della categoria. L’Empoli ha gioco e individualità, ma in difesa balla che è una meraviglia, ma la partita di pallone non è una gara di ballo. La Salernitana è propositiva, sa gestire bene il pallone, ma non finalizza e in difesa si fa infilare come il famoso grissino della pubblicità sul più tenero dei tonni in scatola (finché poi non lo compri e ci provi veramente).

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